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1871-1991. Crollo del capitalismo di stato, attualità del progetto comunista libertario

120 anni attraverso i quali si è sviluppato ininterrottamente, all'interno del movimento operaio internazionale, l'impegno dei comunisti libertari per la realizzazione di una società la cui organizzazione facesse perno sulla uguaglianza economica e sulla libertà di ogni essere umano.

La fine del capitalismo di stato non è che l'epilogo inevitabile dell'impossibilità da parte di una concezione burocratica ed autoritaria della trasformazione sociale, di essere concretamente un riferimento vincente per le sorti del movimento operaio e di tutti gli sfruttati. Da qui la necessità di riaffermare con forza l'attualità del comunismo libertario come unica prospettiva per l'emancipazione degli oppressi di tutto il mondo.

1871, anno della gloriosa Comune di Parigi cui gli anarchici e i comunisti libertari sono giustamente legati come esempio e come primo tentativo di organizzazione sociale da parte dei lavoratori. La Comune adottò alcune misure come l'abolizione della leva militare,1'attribuzione alle organizzazioni operaie delle fabbriche abbandonate dai padroni, la soppressione del lavoro notturno nei forni e molte altre che si basavano sulla partecipazione e sul protagonismo sociale dei comunardi. La Comune fu soffocata nel sangue con migliaia di morti ponendo fine ad una esperienza che per la prima volta aveva visto il concretizzarsi dell'autorganizzazione, l'uguaglianza economica il controllo dal basso sul piano politico. Quando un popolo agisce in tal modo la reazione della borghesia e dello stato è sempre identica; violenta e sanguinaria. Stessa sorta dei parigini toccò al popolo di Kronstadt che nel 1921 fu trucidato dall'armata rossa di Trotskj. I marinai di Kronstadt che già nel 1905 ebbero un ruolo importante, al momento dello scoppio della rivoluzione del 1917 furono i primi a gettarsi con entusiasmo nella lotta rivoluzionaria. Sotto il governo Kerenskj proclamarono la Comune. La parola d!ordine "tutto il potere ai Soviet" significava per questi rivoluzionavi il massimo di autonomia e di indipendenza negli affari che direttamente la riguardavano, salvo la necessità di coordinare la propria attività con quelle di altre organizzazioni su basi federali. Questi compagni avevano creduto veramente nella possibilità di realizzare un altro "sogno"come 50 anni prima a Parigi, ma avevano il solo "torto" di andare contro il potere bolscevico. Da "gloria della Rivoluzione Russa" divento “canaglia controrivoluzionaria" e con questa mistificazione la lotta dei rivoluzionari di Kronstadt cessò solo per l'intervento militare dell'Armata Rossa. Ancora una volta la storia è stata disegnata e raccontata con le menzogne. Ancora una volta è stato impedito con un bagno di sangue l''evolversi di una situazione che sarebbe stata foriera di ben altri risultati non solo per la stessa Rivoluzione Russa, ma come esempio per altri popoli. Questo è, storicamente, il paradosso di tanti rivoluzionari: l'aver lottato per obbiettivi comuni ad altri iniziali compagni è costato loro la vita quando si sono ribellati al l'autoritarismo di chi concepiva il comunismo come potenza statale. Quando da "tutto il potere ai Soviet" si passò al potere ai commissari ed al partito. Questo è il punto di partenza di fatto per lo sviluppo di quella concezione burocratica ed autoritaria del partito e dello stato che tanti danni ha fatto per le sorti di milioni di uomini. Questi due eventi storici che i comunisti anarchici possono portare ad esempio,in quanto ripropongono elementi essenziali del pensiero, dell'azione, delle proposte esplicate storicamente nel movimento anarchico da uomini come Bakunin e Cafiero, Malatesta e Fabbri, non sono che l'ennesima dimostrazione di come non basti essere nel giusto od essere animati da grande volontà politica e morale. Bisogna che maturino quelle condizioni politico-economico che a livello di massa cementino intorno ad un progetto di trasformazione sociale la grande maggioranza dei lavoratori. Con il lavoro incessante di una organizzazione politica come forza propositiva, stimolante che aiuti ad accrescere i livelli di coscienza delle masse, queste potranno senza nessun partito unico e nessuno stato socialista o proletario, edificare dal basso le fondamenta per la società di liberi e di uguali. Con il crollo del muro di Berlino e l'apoteosi della demagogica prospettiva di un Europa senza più barriere, i borghesi e i capitalisti di ogni paese si sono scatenati nel definitivo, sprezzante giudizio nei confronti di qualsiasi fatto storico, contesto, parola, azione, metodo che potesse contemplare al suo interno, anche se solo nominalmente il termine comunista. L'oggettiva situazione di miseria economica e stati polizieschi all'Est ha facilitato la ricerca frenetica di assimilare alla parola comunismo tutto ciò che è di più nefando si potesse verificare al livello sociale. In questa opera di dissacrazione un grosso aiuto l'hanno dato quei partiti comunisti come quello italiano ah non ha trovato momento migliore per portare fino in fondo la sua ormai minima capacità di porsi come antagonista al sistema economico e politico attuale. Per questi compagni la lotta di classe non esisteva più da tempo,il conflitto capitale lavoro era ormai superato. Affascinati dalle sirene del capitalismo non hanno nemmeno tentato di fare chiarezza sul perché del fallimento dei regimi autoritari dell'EST; avrebbero dovuto tirare fuori dall'armadio troppi scheletri,troppi fatti ingombranti che è bene lasciar marcire tra le cose dimenticate dalla storia,tra le mistificazioni e le menzogne che spesso hanno caratterizzato lo sviluppo del movimento comunista internazionale, a partire dalla Rivoluzione Russa, alla morte di R.Luxemburg, alle purghe staliniane; alla morte per assassinio di Camillo Berneri. Il fatto è, anche per difficoltà soggettive, da parte nostra, per limiti ed incapacità organizzative del movimento anarchico, che il patrimonio di pensiero,di 'idee e di lotte di molti nostri compagni è stato in gran parte disperso, soppresso,offuscato dalle menzogne del potere borghese e di quello degli avversari politici.

Superare mistificazioni, semplificazioni per la rivitalizzazione del progetto storico del comunismo libertario

Non siamo stati tra quelli che con la crisi del socialismo nell'Est europeo, hanno riscoperto, le virtù del capitalismo attuale e si sono senti ti proiettati nel 1789 della Rivoluzione Francese,abiurando in solo colpo anni ed anni di lotte e sacrifici di milioni di proletari, folgorati dalla scoperta del nesso tra democrazia ed uguaglianza. Noi comunisti libertari il nesso inscindibile tra democrazia e socialismo lo avevamo chiaro e supportato nella nostra azione da molto tempo prima di tante banderuole che non hanno, oggi, nemmeno il minimo rispetto per i milioni di morti che, in buona fede dietro le bandiere del socialismo reale, pensavano di lavorare per l'edificazione della società "nuova". Lapidarie le parole di Cafiero, scritte oltre cento anni fa: "il nostro ideale rivoluzionario è molto semplice e si compone di questi due termini: libertà ed uguaglianza, il valore reale della libertà e dell'uguaglianza lo esprimiamo con due termini, anarchia e comunismo. ..come forza e materia essi dovrebbero formare un termine solo, perché esprimono collettivamente un solo concetto". Oggi tra abiure e esaltazioni del ruolo trainante del capitalismo si vuole ulteriormente impedire che possa essere rivendicata da parte dei comunisti libertari l'affermazione suffragata dai fatti storici che non era necessariamente scontato l'epilogo delle esperienze comuniste a livello mondiale se solo si fosse almeno tentato di dare corpo ai presupposti con i quali i comunisti libertari si sono proiettati nei momenti di lotta più salienti del IXX e XX secolo.

Intuizioni teoriche che potevano contrastare le spinte deviazionistiche

Per i comunisti libertari era necessario, come lo è tuttora, che nessuno all'indomani della rivoluzione abbia il potere ed i mezzi economici per perpetuare lo sfruttamento del lavoro. Questo può essere garantito unicamente attraverso l'espropriazione dei mezzi di produzione "ad opera degli espropriati stessi. Ecco cosa dice in merito Fabbri: ".. .per sottrarre il compito dell'espropriazione dall'arbitrio individuale o di gruppi di privati, non c'è affatto bisogno di gendarmi, non c'è bisogno del governo non c'è affatto bisogno di cadere dalla padella nella brace della tutela statale - il proletariato ha già, località per località una quantità di istituzioni libere, indipendenti dallo stato... altri organismi collettivi si formeranno durante la rivoluzione, più in armonia con i bisogni del momento; ed altresì ancora, altri istituti, sia pur di origine borghese ma radicalmente, modificati, potranno essere utilizzati, come i consorzi enti autonomi ecc....La Russia stessa ci ha dato, almeno nei primi momenti della Rivoluzione l'esempio della creazione di questi nuovi istituti socialisti e libertari, nei suoi soviet e nei suoi consigli di fabbrica". Ed ancora: "verso l'abolizione del capitalismo si va espropriando i capitalisti a beneficio di tutti, non creando un capitalismo peggiore: il capitalismo di stato”. Sono questi alcuni significativi elementi che da sempre hanno caratterizzato la coerenza e lucidità di analisi dei nostri compagni e che la disonestà intellettuale di facili detrattori del comunismo libertario non riescono a svilire né a intaccare la lungimiranza con cui le analisi di ieri divengono più che mai attuali. Oggi, nostro malgrado, rischiamo veramente di restare fra i pochi a far tesoro delle esperienze passate, a cercare ancora con la dovuta attenzione di capire e rivitalizzare un patrimonio da sempre presente all'interno del movimento operaio, che può rappresentare un saldo punto di orientamento per tutti coloro che ancora si pongono in una prospettiva di trasformazione radicale dell'attuale modello sociale di produzione.

Schiavone Raffaele